UN UOMO SENZA PAURA

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D’ARTAGNAN, IL PRIMO GIORNALISTA SUICIDATO DALLA MAFIA


“La mafia è più di un’organizzazione, è una mentalità.”



Ci sono storie che bisogna continuare a raccontare. Come quella di cosimo cristina, un ragazzo che tutti conoscevano come D’Artagnan. Aveva poco più di vent’anni, viveva a termini imerese ed era un giornalista.
Denunciò la mafia con coraggio.


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D’Artagnan, al secolo Cosimo Cristina, è una promessa del giornalismo siciliano.
Abita a Termini Imerese, una terra alla mercé di una mafia sconosciuta e silenziosa. Cosimo è il primo a scriverne e lo fa con ostinazione. C’è chi lo detesta e chi lo minaccia. Lo chiamano D’Artagnan per via del pizzetto che porta e per il suo modo di vestirsi estroso e fuori dagli schemi. Collabora con i più importanti giornali italiani e arriva a fondarne un suo: Prospettive Siciliane. Poi, il 5 maggio 1960, D’Artagnan viene ritrovato morto lungo i binari della ferrovia. Ha solo 25 anni.
Il caso viene subito archiviato come suicidio.
Ma cinque anni dopo, il suo migliore amico, critico d’arte e fratello di un famoso generale dei carabinieri, avverte un grande peso sulla coscienza. È convinto che Cosimo non sia morto suicida e decide di contattare le uniche persone che crede possano aiutarlo a fare luce sul caso: la fidanzata di Cosimo, Enza, e il Vicequestore di Palermo Angelo Mangano.
Inizia così la ricerca di una verità scomoda, per riabilitare il nome di un giovane impavido che riteneva il giornalismo non solo un privilegio, ma un dovere.
Una storia che, ancora oggi, è importante raccontare per non far cadere nell’oblio il coraggio di chi ha provato a cambiare le cose e a combattere un mostro che molti non riescono nemmeno a pronunciare: la Mafia.

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